Allora, ci siamo. Domani 4 luglio alle ore 11:00, ancora una
folta rappresentanza di lavoratori sarà presente ad una delle ultime udienze
del primo grado del processo penale che vede imputati coloro i quali hanno
distrutto una delle aziende più importanti e floride del magentino.
Su questo blog, precedenti articoli hanno descritto il
profilo di uno degli imputati ( gli altri non hanno profili molto diversi ).
Per legge, se depone un imputato non ha l’obbligo di dire la verità. In poche
parole, un soggetto, anche se fosse coinvolto in altri processi, anche se fosse
naturalmente portato a rilevare aziende per poi farle richiudere, anche se dichiaratamente
amico di camorristi, potrebbe, in linea tutta teorica, convincere il giudice di
essere una brava persona, di essere un benefattore e di aver rilevato un paio
di dozzine di azienda per rilanciarle e, se poi queste sono miseramente
fallite, la colpa è da attribuire alla sorte, piuttosto che agli eventi
socio-politici, oppure ad eventi sismici o meteorologici.
Figuriamoci, domani, se il Tribunale non fosse una
istituzione assolutamente “sacra” e dove
il silenzio, la serietà ed il rispetto sono d’obbligo, alla “testimonianza” di qualcuno potrebbe far seguito una colossale
risata di gruppo. Ma “dura lex, sed lex” e la Legge prevede e garantisce ad
ognuno di difendersi come meglio crede e può.
Ma domani, praticamente siamo in dirittura di arrivo, al
momento in cui “tutti i pettini vengono
al nodo”, dove i pettini sono gli imputati ed il loro “nodo” è quella
verità che emergerà dal processo.
Una verità che dovrà restituire dignità all’uomo-lavoratore
e risarcire quanto ogni lavoratore ha perso, sotto il profilo economico e sotto
quello psicologico e sociale. Quel dipendente sbattuto fuori dall’azienda nel
2009, oggi non è più lo stesso. Ha dovuto subire umiliazioni, sofferenze
economiche. Spesso ha attraversato
difficili percorsi familiari, ed ha visto naufragare ogni progetto di vita, lo
studio per i figli, il diritto ad una vacanza, la perdita della casa.
Questo dramma, di tante famiglie, non ha visto, purtroppo,
la vicinanza della politica e delle istituzioni magentine. Tanti lavoratori,
che hanno contribuito con le loro risorse economiche a rendere il magentino
un’isola ricca e prosperosa, sono stati inspiegabilmente lasciati soli.
Vogliamo ricordarlo con orgoglio : se non ci fosse stato il Movimento Popolare Dignità e Lavoro
ad organizzare un folto gruppo di lavoratori, a presentare denuncia alla
Magistratura, a chiedere di essere parte civile nel processo penale, a
sostenere le spese legali di un processo che è già entrato nel terzo anno,
oggi, forse quel processo nemmeno si sarebbe celebrato. Oggi quelle aree
devastate sarebbero già state prede di ennesime speculazioni.
Ma il vento cambia ed i pettini vengono al nodo, dove i
pettini sono chi, su quelle aree, ha immaginato di insediare l’ennesima
logistica, che non porterà posti di
lavoro, ma problemi ambientali e, di chi vorrebbe un’edilizia “volumetrica”,
praticamente lo sfruttamento della speculazione ! Il “nodo” è, invece, un PGT tutto da rivedere. Un
nodo “scorsoio”, quindi reso ancora più pericoloso, da quelle aree industriali
tutte da bonificare.
Chiediamo quindi, ad i nuovi amministratori magentini, la
possibilità di istruire un’assemblea pubblica per informare, finalmente, la
cittadinanza sul reale stato di inquinamento di quelle aree.
Domani, intanto, grande “raduno” in Procura. Hasta la Victoria, siempre ! ( … e quanne ce
vo’, ce vo’ ! ).
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