venerdì 24 aprile 2015

Settanta volte 25 Aprile: l’attualità dei valori della Resistenza



“Settanta volte 25 aprile.
Una data importante per la Storia del nostro Paese.
E’ difficile parlare, senza cadere nella retorica, di un movimento che richiama invece la freschezza, la speranza, la voglia di cambiare il Mondo, proprie dei giovani di ogni tempo!”


Avevo in mente di scrivere un articolo sui valori del 25  aprile, poi  ho pensato alle tantissime analogie, con quei valori, che, invece,  spesso sono dimenticate o se ricordate ciò avviene con superficialità o addirittura con la rassegnazione di imbattersi in battaglie inutili. Avrei voluto dire la mia sui Valori della Resistenza, sui Valori della Costituzione, sui Valori del Lavoro, sui Valori dello Studio, sui Valori dei Diritti, sui valori della Libertà, sui Valori dei “Doveri”. Avevo voglia di accomunarli tutti sotto un’unica parola : Resistenza , cioè la volontà di difendere, sempre e caparbiamente, quei Valori.
Poi, tra varie letture, mi sono imbattuto in un’iniziativa di una insegnante di Lettere e Storia presso una delle tante scuole italiane (Istituti Professionali di Savona e Provincia). Certamente una di quelle scuole pubbliche dove le difficoltà di gestione, prevalentemente a carattere economico, sono all’ordine del giorno. Una di quelle scuole pubbliche  italiane, dove gli insegnanti vengono mortificati da situazioni occupazionali precarie, e da stipendi ( i più bassi d’Europa ) irriguardosi in funzione di una missione così importante qual è la formazione dei nostri ragazzi e quindi della futura classe dirigente del nostro Paese.
Vi riporto quindi alcuni stralci di un’intervista che una testata locale ha fatto alla Professoressa Claudia Palone che accomuna, con grande bravura, i valori di cui parlavamo, e con indiscussa capacità ed intensità, riesce a trasmettere pensieri e sensazioni.

Signora Palone, perché ha voluto coinvolgere i suoi alunni nella celebrazione del 25 Aprile?

Il 25 Aprile è una delle tappe fondamentali della nostra Storia. Ed è importante che i ragazzi, nell’ambito della loro educazione alla cittadinanza, ne conoscano il significato.
Mi è capitato, purtroppo, lavorando come membro interno agli esami di maturità,
di chiedere ai maturandi: “Sapete perché il 25 Aprile di ogni anno restate a casa da scuola?”. Tanti, troppi non hanno saputo dare una risposta alla mia domanda! E questo per me è un segnale negativo della partecipazione alla Storia del nostro Paese da parte dei nostri giovani!
Trovo che sia un impegno della memoria, ma non come celebrazione fine a se stessa, bensì come necessità di reimpostare e reindirizzare l’attuale vita democratica del nostro Paese. Che purtroppo sta perdendo di vista i principi ispiratori di quella battaglia che sfociò nel 25 Aprile, giorno della Liberazione Nazionale!
Si sta disperdendo l’energia con la quale gli Italiani di settanta e più anni fa hanno combattuto con l’idea di consegnarci un Paese migliore.


In che modo ha impostato il coinvolgimento dei ragazzi al suo progetto?
Mi piace, finché sarà possibile, parlare con le persone che hanno vissuto in quel periodo come parti attive dell’aspra lotta in atto nel nostro Paese.
Anche se sono rimasti in pochi, anche se sono molto anziani, li ho invitati nelle mie classi a parlare della loro esperienza di fronte ai ragazzi.
Uno di loro, quasi senza voce e senza microfono, è riuscito a catturare l’attenzione di trenta alunni di una prima liceo in maniera davvero toccante!
I ragazzi ascoltavano in assoluto silenzio questi uomini che, con la forza dei loro ideali che ancora portano dentro, parlavano di fatti per loro lontani.
Grazie al carisma che emana dalla loro personalità, gli alunni si sono sentiti partecipi delle situazioni descritte come se le stessero vivendo in prima persona!
Molti dei Partigiani ai quali ho chiesto di raccontare la loro esperienza, sono malati o davvero molto anziani. Ma non hanno esitato ad aprire la porta delle loro case a me e alle ragazze che hanno voluto seguirmi per raccogliere le loro testimonianze.. Un ideale passaggio di testimone che, dal 25 Aprile di settanta anni fa, attraversa oggi, arrivando agli alunni, ai giovani di domani.

In che cosa sono ancora attuali i valori della Resistenza?
Nei contenuti e anche nella forma.
Nella forma, intesa come lotta, opposizione a tutto quello che, come cittadini, troviamo ingiusto o limitativo della nostra libertà.
Noi abbiamo modo di esprimerci con maggiore serenità, liberamente rispetto al tempo in cui nacque la Resistenza. Ma per essere cittadini attivi e partecipi, non dobbiamo mai perdere di vista il diritto, che è anche un dovere, di esprimere i nostri dissensi.
Nei contenuti, i valori dei Partigiani sono gli stessi che dovrebbero guidare, oggi, una società civile e democratica.

Mi vengono alla mente, a questo proposito, le parole del Partigiano Sangalli: “La Resistenza non è mai passata! E’ attuale! Perché noi volevamo creare un mondo più equo, con lavoro e possibilità per tutti. E se così non è stato, almeno non come era nei nostri intenti, allora il valore della Resistenza è ancora più attuale, perché indica la strada da continuare a percorrere nel tentativo di raggiungerli, i nostri intenti! Se così non fosse, avremmo fatto una Resistenza a metà, che non ha portato a termine i suoi obiettivi!”
Signora Palone, a cosa resisterebbero, oggi, i Partigiani, per la testimonianza da lei raccolta?
E’ la domanda che ho posto loro, insieme ai miei alunni. Ed avendo dimostrato  nei fatti di essere persone lungimiranti…hanno risposto : “Oggi noi ci batteremmo per il lavoro!”
Questo perché una parte della Resistenza ha fatto i conti con i primi scioperi.
Allora, quelle rivendicazioni, rivolte a  migliorare le  condizioni di lavoro, ad ottenere salari più dignitosi, sono state parte integrante del processo che ha poi portato quegli uomini e quelle donne alla Resistenza come la vediamo oggi.
In questo nostro periodo, la mancanza di lavoro è diventata una scusa per tornare indietro. Il lavoro è visto quasi come un privilegio, non come un diritto quale è.
Un diritto senza il quale l’uomo perde la sua dignità. Un diritto sancito dalla Costituzione che altro non è che il frutto di quelle lotte! La politica sembra rinnegare quello che è scritto nella nostra Costituzione, in uno dei suoi valori fondanti!
A loro avviso, la situazione dei giovani, adesso, è peggiore rispetto alla loro.
Mi ha colpita favorevolmente la lucida visione del futuro di queste persone, la loro apertura sui problemi attuali del Paese. Assolutamente priva di retorica.
Persone che hanno combattuto e lottato  per darci la libertà di esprimere le nostre idee, non sono rimasti ancorati  al loro passato, pur conservandone l’entusiasmo che permette loro di guardare avanti, pienamente consapevoli della realtà in cui vivono.
Ed è commovente sentirli dire…volevamo darvi, lottando, qualcosa di migliore di tutto questo, davvero! Forse se ne andranno con l’idea che tutto quello che hanno fatto non sia servito a nulla. Il mio impegno come insegnante è far sì che questo non avvenga.

A suo parere, la caduta del Fascismo, determinò nei giovani di allora la rottura con la cultura dei padri?
La caduta del Fascismo fu fortemente voluta dai giovani. In parte, su una sorta di implosione del Fascismo. Nessuno aveva legittimato Mussolini a proseguire il Regime con la repubblica di Salò.
I giovani vivevano compressi sotto la Dittatura Fascista. E dimostravano il loro dissenso trasgredendo in maniera consapevole a quelli che erano i riti, le imposizioni del Regime, come ad esempio le adunate.


Cosa della nostra cultura attuale dovrebbe cadere per liberare il nostro futuro?
Dovrebbero cadere le barriere. Le barriere ideologiche di qualsiasi genere..
Manca oggi, il collante della solidarietà sociale molto forte settanta anni fa!
Nel momento in cui c’è grande crisi sociale ed economica, la politica scarica la “colpa” di questo stato di cose su chi sta peggio di noi.
La compressione emotiva, la rabbia esistente nella popolazione per la demoralizzazione a cui siamo arrivati, ci tolgono il discernimento, la lucidità per affrontare lucidamente i problemi.
Invece di cercare una soluzione attraverso gli strumenti a nostra disposizione, come invece ebbero la capacità di fare gli uomini di settanta anni fa attraverso la Resistenza, rovesciamo la nostra rabbia sul primo diverso, altro da noi che incontriamo, straniero o semplicemente vicino di casa eccentrico!

Un’inutile dispersione di energia che non ci permetterà mai, se continuiamo su questa strada, di evolvere da questo stato di cose.

Qual’è la domanda più frequente sulla Resistenza che i ragazzi hanno posto ai Partigiani durante i loro incontri?
Ma chi glielo ha fatto fare? Nel senso dell’impegno, del rischio, del sacrificio che la scelta della lotta clandestina comportava. Spesso è più comodo, come si dice, farsi i fatti propri, piuttosto che prendere una posizione decisa rispetto a quanto accade intorno a noi.
La scelta compiuta settanta anni fa da ragazzi a volte appena quindicenni, presentava l’eventualità di andare incontro alla fucilazione! Non tutti hanno deciso in questo senso. Anche allora, qualcuno ha pensato, pur avendo le stesse idee magari dei coetanei che si davano alla lotta armata, ci sarà chi andrà avanti al posto mio.
Allo stesso  modo in cui avviene oggi in ogni ambito della società.
Molti giovani sono pronti, disposti a mettersi in discussione, a lottare. Altri attendono i risultati del loro impegno stando a guardare.
Chi ha la forza, gli ideali, il coraggio, oggi come allora deve mettersi a disposizione diventando parte attiva della realtà in cui vive.
Anche di chi, gli eventi, invece, li subisce.

I Partigiani, ragazzi di ieri, hanno incontrato, grazie all’iniziativa della Prof. Claudia Palone, i ragazzi di oggi.
Niente prediche, niente noiosissimi discorsi retorici.
Solo poche parole per dire: se lo volete, se ci credete, se saprete lottare, riuscirete a rendere migliore il futuro che vi abbiamo dato.


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sik-sik 

venerdì 17 aprile 2015

PROPRIETA' PRIVATA E OBBLIGHI SOCIALI

PROPRIETA' PRIVATA E OBBLIGHI SOCIALE: QUANDO CHIUDE UNA FABBRICA

"La “funzione sociale” della proprietà impone degli obblighi allo stesso proprietario privato e Paolo Maddalena lo spiega con un semplice esempio: «il proprietario di un’industria che, per ottenere maggiori profitti, licenzia gli operai, trasferisce la sua attività in un altro Stato e abbandona gli immobili destinati all’attività industriale, non può certo pretendere, in un secondo momento, un mutamento della destinazione urbanistica di quella zona, per potervi costruire, ad esempio, un albergo, in nome del suo diritto di proprietà sull’immobile di cui si discute»"

"Se la proprietà privata non persegue la “funzione sociale”, viene meno la sua stessa tutela giuridica e non può essere consentito che una proprietà privata possa restare abbandonata e avulsa dal suo fine fondamentale di perseguire la sua funzione sociale senza limiti di tempo: dunque una proprietà privata non può essere perenne.

Non solo: chi ha dei capitali ha anche l’obbligo di investirli in attività produttive, in modo che essi perseguano una funzione sociale e siano utili a tutti.

L’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana; l’articolo 42 della Costituzione infatti recita che “la legge riconosce e garantisce la proprietà privata … allo scopo di assicurarne la funzione sociale e l’accessibilità a tutti”. E’ evidente come non ci si riferisca all’accessibilità alla “grande proprietà“, inconcepibile se si pensa alla concreta impossibilità di poterla garantire a tutti.
A ben vedere, la Costituzione adotta una vera e propria “strategia” dello sviluppo, basata sui due fattori produttivi della ricchezza: le risorse della terra e il lavoro dell’uomo.
L’articolo 838 del nostro codice civile ci dice inoltre che «quando il proprietario abbandona la conservazione, la coltivazione o l’esercizio di beni che interessano la produzione nazionale, in modo da nuocere gravemente alle esigenze della produzione stessa, può farsi luogo all’espropriazione dei beni da parte dell’autorità amministrativa, premesso il pagamento di una giusta indennità. La stessa disposizione si applica se il deperimento dei beni ha per effetto di nuocere gravemente al decoro delle città, o alle ragioni dell’arte, della storia, della sanità pubblica»."
(Paolo Maddalena - ex vice presidente Corte Costituzionale da - http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/04/il-territorio-bene-comune-degli-italiani-un-libro-di-paolo-maddalena/)